Questo episodio dimostra molto bene che per convincermi, una serie col nome "Saint Seiya" nel titolo deve essere una di due cose: o una corsa contro il tempo contro avversari impossibili che si presentano uno dopo l'altro, o un affresco raffinato e documentato in cui mitologia e psicologia si fondono a epica e narrazione complessa.
SSOmega non riesce a fare la seconda, mi spiace: i suoi personaggi, nella S1, si rivolgevano a un pubblico troppo giovane e la gestione della mitologia "vera" era praticamente inesistente. Per cui, non mi appariva veramente brutta ma non era nemmeno una serie che mi ispirasse voglia di rivederla, un giorno.
Ora, però, ricalcando in modo anche esagerato la trama della famosa corsa originale al Santuario, anche SSOmega mi coinvolge e mi spinge a ipotizzare di rivedere questi nuovi episodi. Insomma, ammettiamolo, sono contento della minestra riscaldata e iper-citazionista.
A questo proposito, la fine della battaglia con Harbinger mi ha convinto a metà: sì, Koga si rialza e attacca sempre, ma non è che si capisca bene quale suo "percorso interiore" o maturazione del cosmo gli permetta di sconfiggere Toro. Che non è veramente sconfitto, cade solo in ginocchio un secondo.
Visto il pregresso, possiamo dire che questi Bronzini non sono "maturi" come lo era la squadra di Seiya.
Speriamo che la benevolenza pelosa con cui Harbinger lascia passare Koga sia (oltre che una citazione) anche l'indice che questo Gold Saint non è del tutto corrotto e asservito a Mars.
Schiller del Cancro ha una grafica e una caratterizzazione interessanti, soprattutto per il forte contrasto con il "butch" che era Deathmask. E anche Manigoldo, che Teshirogi infatti mise contro una drag queen, come a sottolinearne la butch-iness (ma si dice così?). Magari anche la scelta degli autori di SSO è un'allusione al contrasto con Veronica! Magari sono di nuovo ubriaco di sake.
Lo scontro con Yuna è interessante anche se convenzionale: da un lato, ci sono i soliti morti che risorgono (e pure i Saint in stato comatoso: nemmeno Deathmask si era mai dimostrato tanto perverso) con i soliti conflitti emotivi che si portano dietro (ma che è, Blackest Night?); dall'altro c'è la rarità di una Saint femmina che deve combattere con un ferocissimo Gold Saint... e a differenza della tradizione (Shaina, Marin), questa volta c'è la fondata speranza che Yuna riesca a trionfare.
Anzi, ai miei occhi ha già trionfato due volte, per il nobile eroismo con cui a) vuole salvare tutti i Saint dentro la Doom Squeeze e
vuole aprire il sentiero a Koga.
In questo momento, Yuna mi sembra il personaggio del gruppo più vicino a Shiryu, come statura morale e ruolo nella squadra. E la sua determinazione è fantastica: sta guadagnando (di nuovo) punti nella mia classifica personale dei nuovi Saint.
La storia personale di Schiller ha un attacco che sembra un servizio di Studio Aperto: aaagh. Bisogna trovare un modo diverso per sviscerare le vicende dei Gold: siamo solo al terzo e già pavento il momento in cui la lettura del diario personale avrà inizio. Qui torniamo al discorso iniziale: lasciamo queste parti a chi le sa scrivere e diamo spazio solo ai combattimenti, che è meglio. Magari Shiori Teshirogi ci proporrà un giorno un Lost Canvas Omega in cui narrare queste storie private in modo adeguato. =D
A parte queste pignolerie, apprezzo molto il parallelismo tra la storia di Cancro e quella di Yuna (almeno nelle premesse). Gli autori avevano quest'intenzione sin dall'inizio? Notevole!
E come non citare le somiglianze con le origini di Manigoldo? Doppio bonus!
E' comunque una fortuna che Schiller e Harbinger non si siano mai incontrati, o ne sarebbe rimasto uno solo
La sorpresa finale del Sekishiki Meikai Ha era attesa e un po' telefonata, ma è stata ben gestita come musiche e regia, e quindi è stata un piacere.
Speriamo però di NON vedere varianti stile Greatest Horn, perchè ce ne sono già state parecchie in Lost Canvas.
Sempre in tema di varianti: bella la nuova variante della sigla! Era ora!