Introduzione:
Vi avviso. Non sono uno scrittore xD. Cmq sia provo a scrivere una fanfic. Sarà più o meno sulla falsa riga dell'originale (cioè manterrò alcuni nomi e altre cosine) modificando ovviamente la storia PROLOGO:
Era una stanza gelida, nonostante tutt'intorno ci fossero piccoli focolai che la illuminavano. Dal fondo non si scorgeva che un'ombra. Sembrava fosse seduta su un trono, ma non la si poteva vedere. Dinanzi, infatti, vi era un velo enorme, di un grigio scuro tendente al nero che quasi proteggeva quell'unica persona dalle insidie esterne. Si scorgeva una forte tensione nell'aria, che fu spezzata dalle parole di quest'immagine misteriosa.
"Sempre ho desiderato, fin dalla notte dei tempi, di veder la luce, e mai permise, l'infausto destino, di coronar questo sogno. Ma nonostante tutto sono riuscito ad avvicinarmi a voi, perchè un uomo, pur inconsciamente, mi ha dato un aiuto.."
Queste parole furono accolte da uno stupore generale di tutti i presenti.
CAPITOLO I.Villaggio Sancta, Grecia.Quel giorno qualcosa sarebbe cambiato. O forse già lo era. Pensieri attraversavano la mente di quell'uomo che, camminando tra le strade del suo villaggio natale, si apprestava a dare un aiuto ai più bisognosi. Il suo passo era lento, guardava incuriosito tutto ciò che vi era intorno, quasi come un bambino che per la prima volta vede riflettere la luna sull'acqua, stupido da tale bellezza. I suoi pensieri furono però interrotti da un urlo. Era una piccola bambina. Si voltò rapidamente alla sua destra e vide la fanciulla a terra, in lacrime. Le si avvicinò e con aria rassicurante, quasi mosso da istinto materno, disse:
- " Cosa è successo piccola? "
- " Stavo cercando di cogliere quel fiore lì " - Indicò col dito una piccola sporgenza di roccia. - " Però sono troppo piccola, sono caduta e mi sono fatta male alla gamba"
- " Non preoccuparti " - Rispose l'uomo posandole la mano sulla testa, in segno di affetto. Poi si apprestò a raccogliere il fiorellino indicato dalla bambina. Era una tea. La prese e la donò alla bambina e dopo si strappò un pezzo della sua tunica per fasciare la ferita alla piccola.
- " Grazie mille signore " - Ora aveva smesso di piangere e accennò ad un timido sorriso.
Nel frattempo arrivò il padre della piccola, il fabbro del villaggio.
- " Grazie mille buon uomo " - Rispose il fabbro.
- " Si figuri " - L'uomo accennò ad un sorriso, rialzò la bambina da terra e la porse al padre, posandole la tea tra le mani. - " E' un piacere per m.."
Improvvisamente lo sconosciuto si accasciò e posò la sua testa tra le mani. Il fabbro fece cenno di dargli una mano ma lui, brutalmente, rifiutò ed iniziò a correre dissolvendosi tra la folla. Arrivò finalmente in quel luogo che lui chiamava "casa" ma che in fondo sapeva non gli appartenesse. Si stese sul letto chiendedosi: *"Perchè.. cosa mi sta succedendo?!"*. Voleva una risposta, la esigeva, quando una voce sbottò: *"Taci! Ancora non hai adempito al tuo compito, hai solo generato un casino!"*. E dopo queste parole svenne.
Fondazione Kido, Giappone.Era un giorno come un altro all'orfanotrofio. I bambini giocavano all'aperto, la giornata soleggiata faceva da cornice a quell'ambiente calmo e rassicurante. Dall'uscio del palazzo si scorgeva una figura maschile, possente. Era Mitsumasa Kido, il proprietario della fondazione, un uomo socievole e simpatico, ma al tempo stesso misterioso. Amava quella fondazione ed era solito dire la frase: "Questi giovani saranno il mio futuro ". La stava ripetendo ancora una volta, dentro di se, quando fu interrotto da un collaboratore.
- " Signor Kido! Signor Kido! "
- " Dimmi Kaede. "
- " Signor Kido.. E' appena arrivato un nuovo bambino. "
- " Un'altra povera anima.. Dov'è? "
- " E' appena qui fuori il cancello, Masami sta provvedendo a dargli una sistemazione. "
- " Bene, prendo la documentazione e sarò da lui. "
- " Ok! Corro ad avvisarlo. "
E se ne andò correndo verso il cortile.
Il ragazzino scese dall'auto e si apprestò ad attraversare il cortile dove già c'erano gli altri ragazzi a svagarsi.
In fondo non si potevano chiamare bambini o ragazzi. Avevano tutti 13 o al massimo 14 anni. Erano adolescenti insomma.
Continuò il suo percorso vedendo ai suoi lati piccoli gruppi di ragazzi e ragazze che sorridevano felici. Eppure quell'ambiente rassicurante non gli diede un senso di pace. Era freddo, gelido persino nello sguardo. Dalla sua destra vide arrivare una ragazza, Galatea, che subito attaccò a parlare
Galatea: " Ciao! Sei nuovo? " - Lo accolse con un sorriso e poi riprese - " Com'è che ti chiami? "
"Mi chiamo Hyoga" - Rispose seccato il ragazzo
Galatea: " Mamma mia.. come siamo antipatici! "
Hyoga: " Bhe.. prova tu a farti un viaggio dalla Svezia senza dormire.. poi mi dici " - E fece per continuare.
Galatea: "Vabbè come vuoi.. Appena ti riprendi puoi unirti a noi " - Indicando una quercia dove erano seduti altri 3 ragazzi. - " Ci farebbe molto piacere "
Hyoga: " Sisi.. ci farò un pensierino " - Rispose sovrapensiero e se ne andò.
Arrivò accompagnato da Masami, che lo prensentò al signor Kido.
Kido: " E tu, piccolo, come ti chiami? "
Hyoga: " Mi chiamo Hyoga, perchè ? "
Kido: " Bhe.. Mi piace sapere il nome dei ragazzi che accolgo "
Hyoga: " Ah, sei tu il padrone di questo asilo-nido per bambini cresciuti? "
Kido: " Sì. Accompagnalo alla stanza n° 7 "
Kido continuò a guardare il ragazzo dallo sguardo gelido e pensò: *" Sì, lui è perfetto "*. Si diresse verso il suo studio, compilò alcune scartoffie che aveva sulla scrivania e poi si decise ad aprire l'ultimo cassetto. Scavò tra alcuni documenti e prese un piccolo registro, annotò qualcosa e richiuse il tutto, dopo di che uscì per andare a trovare una ragazza in infermieria.
Messaggio modificato da Spizzico il Oct 15 2007, 01:58 AM
Trevor, nel caso tu dovessi passare per questo sito cercando il tuo nome su Google, sappi che leggendo questa firma non proverai piacere. IO TI ODIO, I HATE YOU. Lo scrivo in inglese così una parola la potrai capire in questa frase. Tu morirai. Appena finisci di servirci, morirai. Tra atroci sofferenze. Con affetto, Spi.