Attenzione: nel mio commento ci sono informazioni più o meno approfondite sui capitoli del Lost Canvas. Se non li avete letti e non volete anticipazioni evitate di leggere il mio commento.
Conoscevate Saint Seiya? Vi piaceva? Leggere le gesta di Albafica raddoppierà, come minimo, la vostra passione per i contenuti di questo manga (grazie Shiori).
Se Aiolos viene considerato il Saint Perfetto, possiamo definire Albafica il Saint Perfetto che lo dimostra !
Già, la sua gloria non è in un alone di ricordi o di "ma se", è perfettamente tangibile leggendo i capitoli a lui dedicati in Lost Canvas.
Vivi assieme a lui tutti i valori storici che ci sono stati trasmessi dai Cavalieri dello Zodiaco anime (grazie Carabelli, grazie Cerioni) con in più l'aggiunta di Profondo Stile™, caratteristica del Saint dei Pesci finalmente purificata dalla zozzeria mentale che kuluminkia gli attribuisce.
Non è un caso quindi che Albafica venga considerato Sorkino™ e, credo di non fare un torto al Presidente™, non c'è timore reverenziale se consideriamo il suo essere Sorkino™ almeno uguale a quello di Milo.
Ma tutto ciò non basta a racchiudere la grandezza di questo personaggio: dominante nella sua caratterizzazione è l'ampiezza cosmica fra le più grandi, la padronanza delle tecniche e l'intelligenza strategica.
La grandiosità di Albafica ci giunge però anche grazie al suo nemico, uno shioriano Kyoto Minos che è a dir poco grandioso. Scordiamoci degli spectre carne da macello o senza carattere kurumadiani ed amiamo quelli del Lost Canvas, meritevoli davvero di ammirazione.
Ebbene, proprio nello scontro tra queste due maestà comprendiamo pienamente l'epicità dell'impresa di Albafica: dopo aver ucciso un gruppo di spectre (tra i quali alcuni del cielo ed uno della terra pericolissimo, Niobe), il Gold Saint dei Pesci per proteggere il villaggio a cui era legato subisce il sommo colpo di Minos, il Cosmic Marionation. Ci resiste, vi si oppone per quel che può, ma Minos è fortissimo e gli dà il colpo di grazia, o almeno è questo quello che crede. Infatti prima che Minos compisse la sua opera di distruzione (distratta da un incerto intervento di Shion) Albafica redivivo gli si para nuovamente innanzi, ferito mortalmente ma ben lungi dall'essere sconfitto. E qui va sottolineato uno degli elementi che esaltano la sua grandiosità: normalmente nell'opera a questo punto il "buono" o è morto oppure, se è protagonista, miracola esternamente e sconfigge il "cattivo".. questa situazione invece ci spiazza in quanto Albafica né è morto né sta miracolando. Eppure è lì pronto a lottare ancora contro il nemico dei Saint non divino più forte che si sia visto. A questo punto Albafica sa di dover contare solo sulle sue forze e che le sue ferite sono mortali quindi gli si pone la scelta tra una ritirata che gli salva la vita e l'entrata nell'Epica. Se siamo qui a parlarne è chiara la sua scelta. Dimostrando di essere un genio del combattimento Albafica unisce due sue tecniche, il Crimson Thorn e la Bloody Rose (sostanzialmente si tratta di una Rosa Bianca che funziona al contrario, iniettando sangue ed il sangue in questione, come appunto funziona il Crimson Thorn, è lo stesso del gold saint, velenoso). Un mostro di potenza come Minos viene sconfitto e muore, Albafica malridotto e definitivamente dissanguato per sua stessa scelta lascia questo mondo per entrare nel mito.
Leggendolo in "diretta" è impossibile non rimanerne estasiati e commossi allo stesso tempo, si ha la consapevolezza di aver letto probabilmente il momento qualitativamente più alto della storia del manga ed immediatamente dopo scatta la nostalgia per quelle emozioni che si ha ancora voglia di provare.
Col senno di poi, però, c'è anche rammarico non tanto perché Minos può resuscitare (MAI saranno considerate vane le gesta di Albafica), ma perché la Shiori, probabilmente liberatasi dalle idiote direttive kurumadiane, ha dimostrato di poter dare ad un gold saint anche più spazio, senza necessariamente farlo morire subito. E' il caso di Rasgado del Toro, ma la sua grandezza merita un discorso a parte.
Kurumada si è bevuto il cervello.. ed è morto di sete! (cit.)
In tal fatta capitò quindi che l'Allievo si dipartisse dal Reame Beato al pari degli altri esiliati, benché servisse ancora le Potenze e si mescolò alle genti della Terra di Qua. Ma a causa della sua fedeltà all'Occidente poco amore nutriva per i figli di Fëanáro pur sempre ribelle, che conquistavano territori e continuavano la loro guerra dimentichi della Luce che vi era all'Ovest; e in conto pari a selvaggi aveva quegli elfi che, prima del Sole e della Luna, avevano rifiutato l'invito dei Valar a recarsi oltre il Mare. Ecco quindi che si fece solitario e prediligeva la vita nelle selve ove meditava su come attuare la rivincita del suo Ordine. Non per questo chiunque, perdutosi nei boschi o spintosi nelle foreste per le ragioni più svariate, alla vista dell'Allievo, non poteva non restare stupito di tanta bellezza, ché dieci ere nelle selve non bastavano a sminuire la maestà che gli splendeva in volto, riflesso della beatitudine della terra donde veniva.
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